venerdì 31 agosto 2012

Inseguiamolo all’infinito (con dialoghi)


Il binocolo inquadra una zona rotonda, azzurro scuro, con azzurognoli lampi lunari. Quell’antico strumento ottico di puntamento, definito di prima generazione, sebbene rozzo è ancora valido perché è piccolo, di uso istantaneo e consente immediatamente una zoomata assai forte e sebbene riduca l’ampiezza di visuale mantiene una nitidezza e una luminosità realistica difficile da ottenere artificialmente.
Ecco che nel tondo fra le chiome scure degli alberi appare una figura umana, fluida, scarsamente materica, diafana, simile ad un ragazzino con una lunghissima chioma ramata. L’essere tenta di nascondersi dietro ai tronchi agile e incerto insieme, tradito dalle striature metalliche che emana
“Eccolo, è laggiù, un esemplare magnifico.”
“Dove? non riesco più a vedere bene.”
“Sssh, parla piano, vuoi che ci senta? –zittisco irritata il tecnico e uso l’indicatore laser – là, dritto davanti a noi, appena sotto la luna, dove inizia la macchia di alberi.”
“Ehm, ho le protesi quasi scariche, non immaginavo che questa sessione avrebbe assorbito tanta energia, e ieri non lo ho collegate alla rete.”
“Magnifico… - storco il naso. Il solito dottorando alle prime armi, sbiascico fra me, poi penso che ha un QI elevatissimo e che in fondo all’inizio siamo stati tutti un po’ in difficoltà ad inserirci, così faccio un commento per metterlo a suo agio –  nel senso che è davvero unico. Fai attenzione, ti invio il video in real time sul terminale: dalle movenze rivela ancora un certo grado di inesperienza, l’avranno immesso nel sistema da pochi giorni, una settimana non di più. Vedi come si agita? È nella fase acuta di Koohn, quella in cui il soggetto in ambiente incerto non sa se provare a vincere o farsi scoprire. Come ben sai, un’entità bionetica mentre elabora una soluzione al problema decisionale deve togliere inevitabilmente energia al sistema di stabilizzazione materica, ecco il motivo per cui oscilla, non riesce a stare immobile quanto invece vorrebbe. Ma è stato abile a celarsi dietro la macchia, vicino alla sorgente lunare per fuggire facilmente in caso di estremo pericolo. Hai annotato queste misure?”
“Si, certo dottoressa, l’ho fatto –  mi risponde Marcus mentre appallottola energicamente nella mano la pagina di pellicola a led verdi, il più rapido sistema di salvataggio e compressione dati finora trovato dagli ingegneri – ma – esita leggermente timoroso -  sarei interessato a poterlo osservare anche io direttamente, le spiacerebbe passarmi un Leddle?”
“Eccolo – mi sento materna - ricorda che devi prima formattarlo e ritararlo sulla tua visuale altrimenti rischi di avere sovrapposti i layout delle visioni immagazzinate dagli utilizzatori precedenti” – lo redarguisco mentre gli allungo di malavoglia la mascherina di riserva in poli-flex, la costosissima fibra sperimentale fornita in dotazione ai bioricercatori, con circuiti visori potenziati intessuti nella trama.
“Ecco, lo vedo bene –esclama e la sua voce rivela esaltazione - ad un esame planimetrico potrebbe apparire proprio umano.”
“Siamo stati fortunati, beccato al primo tentativo, non capita spesso – per un attimo mi lascio andare a condividere il suo entusiasmo, poi la precisione di scienziata prende il sopravvento – ma per cortesia rifletti, il test planimetrico in questo momento è inutile, non ti aiuta a capirne la natura ma serve soltanto quando occorre valutare l’ambiente e adesso, intorno a lui, tutti i punti di riferimento sono presenti e ben bilanciati, lo indicano anche gli strumenti, su leggi i valori sulle le linee verdi.”
“Già. Ehi, si muove! Mi pare si stia spostando, là verso l’alone dei fuochi fatui.”
Imbranato ma fortunato, questo giovane futuro quasi-scienzato alla sua prima uscita in VR.
“Eh, è un esemplare davvero ingegnoso, una rarità. Sta già cambiando tecnica, ha una capacità di adattamento straordinaria, in pochi istanti è cresciuto. Sotto la pressione dell’inseguimento, di cui non è neppure certo, è diventato capace di trasferirsi da un raggio luminoso ad un altro con un balzo velocissimo. Adesso si che è il momento di attivare la misura proporzionale dell’area, presto prima che lui sparisca!”
Il visore attivato dal mio collaboratore scannerizza silenziosamente tutta l’area, riproducendone un ologramma in modalità luce visibile, molto scuro e poco definito, mentre una serie di linee e forme geometriche si sovrappongono all’immagine ricalcandone le sagome e calcolando una serie di valori corrispondenti a coordinate satellitari e dimensioni delle aree. Mentre lasciano che il sistema prosegua lo scanning in backgound, decido di impostare la visione senza sovraimpressioni per poter effettuare l’analisi dei livelli di empatia, tramite circuiti biochimici, senza alcun disturbo elettronico.
“Forza Marcus, lascio a te l’onore della prima scansione neuro empatica”.
“Mmmm – inizia incerto per timore di sbagliare, prende tempo per formulare un’ipotesi che so già sarà mezza sbagliata - percepisco solo sagome di alberi con cariche neutrali, come dimostrano le chiome tondeggianti, nuvole di foglie compatte, quasi innaturali – fin qui è scolastico ma va bene, poi si fa coraggio e parla veloce – mentre il terreno è completamente piatto abbassando il livello di paura almeno per chi sta a terra, non ci sono punti di riferimento relativi al pianeta, anche la palude che riflette la luna in diagonale è troppo standard.”
“Attenzione – lo interrompo – hai iniziato bene ma stai procedendo in modo approssimativo, soprattutto non venire a dirmi che non ci sono punti di riferimento. Se miri in alto potresti scoprire la via lattea e le stelle più luminose possono aiutarti a triangolare una rotta o almeno una direzione, che dici?” sorrido della sua ingenuità di principiante, imparerà col tempo a guardare sempre l’insieme prima di soffermarsi sui singoli elementi.
.... to be continued....
 (S.Dini - Inseguiamolo all'infinito - Episodio di fantascienza, su Adam Elsheimer, 1609, Fuga in Egitto)

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