giovedì 27 novembre 2014

ANDATA E RITORNO, LONTANO DA MULIPHEN

La rotta stellare da Wezen a Magrathea è congestionata: nata come orto botanico questa minuscola luna è stata acquisita dalla Virgin Ships Inc. che l’ha trasformata, in poco tempo, nella meta di svago preferita dagli abitanti del pianeta Wezen, abitato da minatori ed intagliatori di pietre.

Adam Reds è uno di loro, ha prenotato un soggiorno di riposo e vuole andarci con la famiglia, nonostante sia prevista una tempesta magnetica e i viaggi stellari sconsigliati. E’ in pista pronto a decollare, con altre centinaia di famiglie come la sua, tutti a bordo di economiche navicelle modello Skipper1947 come la sua. Solo pochi fortunati possono permettersi il costoso biglietto per la traversata sul vascello Karnival. I più sfortunati fanno l’autostop esponendosi a prevedibili rischi.

In plancia accanto a lui siede la fertile moglie Trillian, assegnatagli d’ufficio dall’Osservatorio Demografico di Wezen, con il piccolo Delta. Insieme alla mascotte bionica Linny, dietro, sono alloggiati Alfa, Beta e Gamma, prodotti dalla relazione con Aludriana nei dieci anni vissuti insieme su Sirio. Sui sedili in fondo l’anziana Ester, indifferente, le mani poggiate sulla borsetta marca “All Answers 42”.

Dopo aver schivato qualche meteorite Adam inserisce il pilota automatico. Stanno pianificando l’escursione sul Monte Numidia per far partecipare Alfa alla “lotteria dei futuri manager prestigiosi” quando finiscono nel vortice della tempesta e si bloccano i motori. Senza controllo lo Skipper precipita dritto in rotta di collisione con Muliphen, oscuro pianeta poco conosciuto.

Un drone sentinella aggancia la navicella e la posteggia delicatamente su un terreno nerissimo. Adam decide di scendere e chiedere aiuto. Ester si rianima, lo mette in guardia raccontandogli storie antiche e gli consegna un apparecchio acustico. Adam esce e si trova nel buio più totale. Viene sfiorato da leggeri aliti di vento, stranamente avvolgenti e pulsanti, che insistono a vorticargli intorno sempre più stretti, come a volerlo allacciare. Aumenta il suo timore, gli sembra di udire deboli voci, impercettibili, sussurranti che lo chiamano. Intuisce il consiglio di Ester e indossa l’apparecchio acustico. D’improvviso il mondo intorno a lui si manifesta, luminoso, affollato di creature sinuose e diafane che fluttuano nell’aria e gli parlano.

Non sa valutare se sono ostili. Quello più grosso, probabilmente il capo gruppo, gli parla con inflessione impersonale e metallica; sembra capire la situazione e si dice disponibile a dargli aiuto per tornare a casa. In cambio però devono ripagarli sacrificando uno di loro, lasciandolo su Muliphen. Altrimenti saranno tutti annientati. 
Dalla navicella hanno seguito via radio la conversazione e sono ammutoliti. Adam cerca di non dare a vedere il suo orrore e prende tempo, chiede di potersi consultare con i suoi. 
Torna alla navicella scortato dal drone di guardia. Trillian categorica gli chiede di trovare una soluzione in cui neppure Linny benché artificiale, sia sacrificata. Adam ripensa al suo lavoro, all’importanza del contributo di squadra, ed ecco nascere l’idea: ciascuno donerà al pianeta qualcosa cui tiene particolarmente e tutti questi elementi insieme saranno l’unità di scambio per ottenere l’aiuto a tornare a casa.
Trillian offre il fazzoletto con le lacrime di solitudine che ha pianto prima di conoscere Adam, Delta allunga la manina col suo ciuccio, Gamma dona una ciocca dei suoi capelli biondi, Beta la sua voce squillante e il maggiore, Alfa, rinuncia al suo sogno di diventare un manager di successo.
Adam raccoglie tutto nella borsa di Ester e si incammina all’incontro; nel tragitto, il drone gli rivela che in realtà nessuno è mai andato via da Muliphen. Adam sebbene perplesso e timoroso, inizia a trattare con gli esseri fluttuanti che dimostrano inaspettata curiosità per l’offerta originale e si guadagna la loro stima per aver adottato una soluzione rischiosa nel tentativo di salvare tutti i componenti della propria famiglia perché tutti ugualmente importanti. 
Accettano perciò i doni.
Intanto mandano una squadra di droni meccanici a riparare la navicella e appena Adam rientra a bordo, il pianeta inizia a girare vorticosamente su se stesso fino a che la forza centrifuga stacca lo

Skipper1947 lanciandolo in traiettoria di rientro per Wezen. 
Durante il ritorno fanno una sosta alla stazione galattica per fare rifornimento e comprare qualche souvenir come fossero stati su Magrathea. 
Nessuno di loro ha voglia di parlare dell’episodio e agli amici rispondono, vaghi, che è andata come al solito.



(Consigliata la visione di "Andata e ritorno" di Rockwell ) 

IL SUONO DEI SOGNI OSCURI (dramma gotico nella Genova di oggi)


Il signorile quartiere collinare di Genova Castelletto è sconvolto da una serie improvvisa di fatti delittuosi che avvengono in un palazzo ottocentesco in Corso Solferino. 
Tutto inizia con un suono cupo, ovattato, che vibra ogni notte nelle viscere del palazzo turbando i sonni degli inquilini. Si cercano le solite colpe plausibili, come la passione per la musica goth metal di Mirella e Matteo, i nipoti dell’“americana” del terzo piano. Si tentano inutilmente aiuti istituzionali di Arpal e Comune, grazie all’Avvocato De Jure, guru del diritto internazionale che vive al primo piano (bella moglie, aria distaccata, parente dei Costa). Ogni inquilino pensa agli altri come possibili disturbatori: Dany redattrice di moda che cambia uomini come cambia d’abito, la famiglia Demagistris che ha una figlia con problemi psichici, Edo e Randy coppia gay poco gradita per le feste cui invitano ospiti misteriosi avvolti da tuniche di seta nera.  
Proprio mentre si sono coalizzati per cercare un colpevole esterno (i lavori della metropolitana, la ristrutturazione del palazzo accanto, gli impianti della casa di riposo ecc.), salvando così la quiete interna, accade improvvisa la tragedia.
Al rientro dal suo solito viaggio a Bruxelles, l’avvocato De Jure trova il figlio impiccato con il cordone dei tendoni. Quella notte il suono misterioso non si sente. Le indagini sondano alibi e moventi, scavano nella vita di tutti e del ragazzo, insolitamente asettica per la sua età e alla fine concludono che non c’è altra spiegazione che il suicidio. 
Pochi giorni dopo, stesso palazzo, nuovo dramma: viene ritrovata morta la vedova Anna Contemarzio, anziana ricchissima, trovata ammanettata al suo letto, senza abiti. Si ipotizza un maniaco o una vendetta. Quella notte il suono è assente, salvo ricominciare l’indomani. 
La settimana successiva i vigili del fuoco devono intervenire d’urgenza, nel condominio (ormai definito mediaticamente “delle tragedie”) per spegnere un incendio nella cucina dell’appartamento Benedetti Castoldi dove trovano la giovane mamma attonita di fronte alla sua bambina avvolta dalle fiamme; inutile il ricovero al Gaslini, la piccola morirà atrocemente. Quella sera nessun suono, solo un triste vuoto silenzio. Le autorità confermano l’incidente domestico e chiudono il caso.
Stampa e polizia li trattano come fatti di cronaca, ma un giornalista della TV locale, Lorenzo Merello si incuriosisce per alcuni dettagli (l’occhio disegnato nel palmo della mano del ragazzo suicida, la giarrettiera di pizzo rosso indossata dall’anziana, le foto della figlia cancellate dal profilo Facebook della mammina) e decide di saperne di più. 
Intervista gli inquilini e scopre che intorno alle vittime aleggiava fortissimo il sogno di una vita diversa: l’avvocato avrebbe voluto un figlio più brillante e alla sua altezza, l’anziana signora, ai suoi tempi nota pin-up, fantasticava sui garzoni che consegnavano la spesa, la bella Castoldi odiava la maternità per cui aveva dovuto rinunciare alla carriera.
Tutti confermano a Merello che, nei sonni disturbati a causa del suono misterioso, i loro sogni parevano prendere consistenza, sembravano vita vissuta. Il giornalista si convince che la serie di delitti è legata a quel suono e non si fermerà finché non si interverrà a comprenderne il legame.
Confida le sue teorie a un vecchio amico, professore di religione in pensione e al giovane DJ della redazione RAI, i quali credono in lui e vogliono aiutarlo, con il supporto dei condomini.
Parte un piano di appostamenti pazienti in cantine e cortili umidi del palazzo, fino a quando, casualmente, i tre arriveranno ad individuare la fonte del suono in alcuni simboli ricamati su un vecchio arazzo che sembrerebbe essere la “Tela dei pensieri oscuri”, mitico sipario descritto nel Necronomicon, con il potere di tenere separati la realtà e il caos dell’inconscio.
Da un piccolo strappo è filtrata la forza negativa dell’altra dimensione, modulata in quel misterioso ritmo notturno, il cui unico scopo è percepire e realizzare i desideri di morte e rovina.

Per impedire nuove tragedie occorre neutralizzare il suono, ma come? Merello si offre da esca, rivelando il suo più doloroso segreto, il desiderio inconfessato di praticare l’eutanasia sulla sorella sofferente per una malattia terminale; sa bene che entrambi corrono un grande rischio ma non vuole tirarsi indietro. Trascorre alcune notti nell’androne del palazzo senza esito. Frustrato e deluso, ha deciso che sarà l’ultima prova prima di abbandonare l’impresa. 
Quella notte si sveglia improvvisamente pervaso da una grande forza negativa; solo grazie alla consapevolezza di sé e al sostegno dei due amici non ne viene sopraffatto e riesce a mettersi in contatto con la sorella, incolume; intanto le illusioni acustiche preparate dal DJ ingannano il suono e riescono a campionarlo, ingabbiarlo in un loop elettroacustico e dissolverlo con un effetto fade-out del mixer. 
L’arazzo verrà bruciato durante la festa dei falò in occasione di San Giovanni, sulla spiaggia di Boccadasse. Coraggio e ragione, insieme, sono stati più forti del caos, per questa volta.





particolare di un intreccio celtico

mercoledì 26 novembre 2014

UN SORRISO PERFETTO


Alla sua festa di Laurea in scienze infermieristiche, nella sala riservata del Garibaldi Cafè, il giovane Omar Serra congeda gli amici con un ultimo bicchiere brindando felice al risultato e alla prospettiva di assunzione presso una nota Residenza sanitaria. Al rientro sotto casa si scontra con una ragazza alta dai capelli rossi che sbuca correndo dal vicolo, stringendo una borsa ricamata da cui scivola inavvertitamente il cellulare.
Omar lo raccoglie ma lei è già sparita. Sullo schermo lampeggia un SMS: “Mezzanotte Posta Vecchia 1”. Sperando di incontrarla aspetta l’ora e si reca nella piazza.
La vede, accasciata sullo scalino del primo portone mentre ripete come una cantilena “Meglio, meglio, deve essere perfetto!”, in uno stato di delirio. Le si avvicina offrendole aiuto ma lei si alza di scatto, reclama la restituzione del cellulare e con sguardo calmo e freddo gli ordina di non impicciarsi. Immaginando sia l’effetto di qualche droga finge di andarsene per tranquillizzarla ma di nascosto la segue fino a quando la vede entrare furtiva all’Hotel Genziana.
L’indomani al lavoro sente i colleghi commentare la notizia di un giovane manager trovato cadavere nella sua abitazione di Piazza Posta Vecchia; la morte è avvenuta la notte prima; nessun segno di furto o di violenza ma solo un particolare strano: gli hanno trovato in bocca un “divaricatore” usato negli studi dentistici, di cui era assiduo frequentatore a giudicare dalla sua dentatura bianchissima. Senza troppo pensare alla coincidenza, decide comunque che la ragazza lo intriga e si reca all’Hotel per chiedere di lei; il custode nega di conoscerla.
Omar è certo che menta, perché la sua borsa decorata spunta da dietro una tenda. Aspetta paziente e la vede uscire poco dopo, dirigersi in via San Lorenzo ed entrare nella clinica Denthouse. Ambiente moderno, asettico, odore di disinfettante. La sorridente receptionist gli propone un modulo da compilare per avere una visita di prevenzione e ad una seduta di igiene dentale “a domicilio”, gratis e senza impegno. Bene, allora la ragazza è una assistente dentale, non è una sballata come aveva subito pensato.
Il giorno successivo, sul bus, incontra la colf che lo informa che ha mandato a casa sua il marito Mario per riparare un guasto, senza poterlo avvisare perché il cellulare risultava sempre staccato. Quando entra in casa vede l’uomo disteso sul divano, a bocca aperta. Credendolo appisolato lo chiama ad alta voce per svegliarlo ma immediatamente si accorge che è morto.
E’ preparato alle emergenze: prova col massaggio cardiaco, tenta la respirazione forzata ma dalla bocca di Mario, perfettamente curata, esce un pezzetto di arco in policarbonato come quello dei dentisti. Gli torna in mente la notizia di cronaca, istintivamente vorrebbe fuggire ma sa che è necessario chiamare la polizia. Il cellulare è scarico perciò rovista nel cassetto per recuperare il caricabatterie, lo attacca e appare un SMS della Denthouse. Lo ignora e digita il 113 ma appena in linea si ammutolisce, sentendo un rumore alle sue spalle, insieme al forte odore di disinfettante, riconosce la voce che lo chiama; spaventato lascia cadere il cellulare  mentre si sente svenire avvolto nel buio.
Si risveglia immobilizzato sulla poltrona, mani e piedi legati, sotto lo sguardo gelido di Sarah che gli promette con voce professionale un sorriso eternamente perfetto. Mentre cerca di aprirgli la bocca per inserire il divaricatore, con forza disperata le morde la mano, lei sobbalza e in quell’attimo di distrazione le assesta un calcio facendola finire contro la libreria.
La polizia irrompe in quel momento, cogliendo sul fatto la donna che risulta sospettata o comunque coinvolta in diversi omicidi analoghi.
Una settimana dopo, correndo per andare all’appuntamento con lo psicologo che lo ha preso in cura dopo lo shock subito, si scontra con una ragazza facendole cadere il cellulare. Lo raccoglie, glielo porge e mentre lei lo ringrazia sorridente, la fissa con occhi gelidi.
Quando si allontana bisbiglia fra sé che è carina, ma il suo sorriso non è per niente perfetto...

fine


disegno in b/n con dettaglio da "Donna che ride" di Picasso 



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